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vita familiare con il bambino
essere genitori

dividere il carico: congedo parentale condiviso e la vita con un nuovo bebè.

5 minuti

13/08/2019

Gestire il carico di lavoro quando si diventa genitori non è affatto facile. Soprattutto perché questo ""carico"" è decisamente ingombrante: pulizia della casa, bollette, lavoro, asilo, cucina... la lista è lunga.

Ma ciò non vuol dire che sia impossibile: se ci si parla apertamente e ci si mette entrambi in gioco, anche la coppia più disorganizzata può diventare una macchina efficiente.

Per aiutarvi in questa avventura, abbiamo chiesto ad altri genitori quali sfide abbiano affrontato e come siano riusciti a dividersi i compiti per superarle.

Venirsi incontro

"Io e mio marito Mark ci siamo trasferiti da un piccolo appartamento a una casa con tre camere da letto pochi mesi prima della nascita della bimba. Questo 'doppio' passaggio è stato veramente tosto"", racconta Laura, la mamma di Elodie, tre anni. ""Quando abbiamo capito come riuscire a gestire la casa e la bambina senza litigare, Elodie aveva 18 mesi!".

"Ci sono state molte discussioni durante il primo anno, perché credevo che Mark non si impegnasse abbastanza. Stando a casa con la bambina, ero io a occuparmi delle faccende domestiche. Col senno di poi sono stata ingiusta, ma quando sei a casa con un bebè, persino lavare i piatti è un'impresa titanica. Così, quando lui tornava a casa e lasciava un piatto nel lavello, diventavo insopportabile. In più, passi un sacco di tempo senza poter fare nulla (come quando allatti). È allora che ti rendi conto di quante cose ci siano da fare in casa! Mark avrebbe dovuto cercare di collaborare di più e l'ho apprezzato davvero tanto, quando ha iniziato a chiedere cosa potesse fare, appena tornava dal lavoro. Quando ho ripreso a lavorare, la situazione piano piano è migliorata: avevamo ottimizzato il nostro 'lavoro di squadra' senza rendercene conto. Ora io metto a letto Elodie mentre lui cucina, e lavo i piatti mentre lui porta a spasso il cane, e così via! Alla fine ce l'abbiamo fatta".

Decidere chi fa cosa

"Io e il mio compagno gestivamo ognuno la propria impresa e lavoravamo quattro giorni a settimana"", racconta John, papà di Billy, di 18 mesi. "Appena abbiamo saputo che saremmo diventati genitori, ho insistito per decidere a tavolino cosa avremmo dovuto fare, fino al punto di decidere a chi toccasse pagare certe bollette! Molta gente pensa che le faccende di casa siano una cosa banale, che non abbiano molto peso nella relazione. In verità, ho visto tante coppie in difficoltà su questo aspetto: è un argomento che può provocare molte tensioni.

Alla fine, non è stato così difficile: ognuno ha le proprie preferenze (a me non dispiace cucinare, mentre a Jason piace fare la lavatrice). Anche se può sembrare un po' troppo organizzato, nel nostro caso ha funzionato!".

A prescindere da come si distribuiscano i compiti, non si è mai da soli...

A volte è possibile condividere pienamente la mole di lavoro con un congedo condiviso...

"Io e mio marito siamo stati così fortunati a ottenere il congedo parentale condiviso: per i primi sei mesi l'ho avuto io, e per i successivi tre mesi lo ha avuto Gareth", racconta Alicia, mamma di Mason. Lavorando da casa, credevo che sarebbe stato perfetto: avrei potuto allattare e vedere Mason anche quando toccava a Gareth.

Invece si è rivelato molto più difficile del previsto. Gareth continuava a chiedermi aiuto per tante piccole cose, come caricare la macchina o badare a Mason mentre faceva la doccia. Covavo molto rancore, perché per i primi sei mesi io me l'ero cavata da sola!

Ma mi sono anche accorta che tartassavo di consigli Gareth. Col senno di poi, sono stata un po' ingiusta. Credo che per questo si sentisse costantemente giudicato: lo facevo sentire poco sicuro di sé.

Se potessi tornare indietro lo rifarei comunque, e raccomando agli altri il congedo parentale condiviso. Ora Gareth capisce perfettamente cosa vuol dire stare a casa con un neonato, per non parlare di quanto sia importante sviluppare il rapporto tra padre e figlio. A prescindere dal congedo parentale o dal periodo di tempo in cui non si lavora, badare a un bebè durante i suoi primi mesi è in ogni caso un'esperienza che cambia la vita, nelle gioie e nei dolori."

Il congedo parentale non sempre è possibile, purtroppo. E gestire un neonato con gli orari d'ufficio non è facile.

"Quando sono tornata al lavoro dopo la maternità, mi sentivo come l'unica mamma al mondo a dover lavorare ancora per cinque giorni alla settimana, ma non potevo permettermi il part-time"", racconta Lucie, mamma di Leo, tre anni.

"All'inizio era davvero uno strazio, mi sentivo costantemente in colpa. Avevo sempre la testa altrove e correvo subito a casa per vedere Leo. Avevo l'impressione di non fare bene nessuno dei miei due 'lavori': né la mamma né l'impiegata. Poi però è andata meglio: per fortuna Leo adora l'asilo nido e, da quando sono rientrata al lavoro, ho riacquistato fiducia in me e ho smesso di preoccuparmi sempre del mio rendimento. Lavoro ancora a tempo pieno, ma ho ottenuto un po' di flessibilità per stare di più con Leo. Adesso sono incinta del mio secondo figlio e non vedo l'ora di stare di nuovo a casa con la mia famiglia."

A prescindere dalla tua organizzazione e da quella del tuo partner, ci saranno alti e bassi prima di prendere il via. Ricorda: non importa se i tuoi metodi non sono ortodossi, l'importante è che vadano bene per la tua famiglia.

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